Clorosi Ferrica delle piante: cause, sintomi e cura

La clorosi ferrica è una patologia delle piante piuttosto frequente. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di dedicare un’intero post sul nostro blog analizzandone le cause, i sintomi e le possibili cure.

Le foglie della mia pianta diventano gialle, appassiscono e cadono. Lentamente la pianta sembra che stia morendo. E’ dovuto alla clorosi ferrica?” Probabilmente si! Andiamo a vederlo insieme.

Cos’è la clorosi ferrica?

La clorosi ferrica è un disordine fisiologico delle piante che ha come conseguenza principale l’ingiallimento delle foglie. Questo ingiallimento anomalo deriva dalla carenza di un microelemento: il ferro.

Questo, infatti, è presente in praticamente tutti i terreni, ma a volte capita che le piante non riescano ad assorbirlo a causa della sua “forma”. In parole semplici, uno dei motivi per cui a volte il ferro non è assimilabile è che può essere presente nel terreno in forma insolubile e, di conseguenza, la pianta non riesce ad assorbirlo in quantità sufficiente.

Quando si trova sciolto nell’acqua, invece, la pianta riesce ad assimilarlo tranquillamente. Il ferro è molto importante perché è coinvolto nei diversi processi biochimici della pianta e svolge un ruolo deciso nel regolamento di questi.

Alcune piante sono più soggette alla clorosi ferrica rispetto ad altre, tra queste troviamo: gli agrumi (limone, arance, clementine, mandarini e pompelmo), glicine, l’ortensia, vite, fragola, legumi, pomodoro, pesco, pero, kiwi e l’azalea.  Tra quelle meno sensibili a questo disordine fisiologico ti indichiamo: le graminacee in generale, cotone, cetriolo, patate ed il melo.

Cosa causa la clorosi ferrica nelle piante?

Abbiamo anticipato le cause nel primo paragrafo, ma ora le vediamo meglio nel dettaglio.

Come già detto, la causa principale della clorosi ferrica è la mancanza dell’elemento ferro, importantissimo per le piante. Il ferro è presente in grandi quantità nel terreno, ma non sempre le piante sono in grado di assimilarlo. Quindi, la causa non è la mancanza di questo microelemento nel suolo, ma l’incapacità della pianta di assorbirlo a causa di alcuni fattori.

Questa incapacità dipende dal pH: se il pH è superiore a 8,5 il ferro si trasforma in composti che le radici non possono assorbire. Alcune piante (dette acidofile) non riescono ad assorbire anche se il pH è neutro, cioè compreso tra 6,8 e 7,2. Il pH ci dice la percentuale di calcare presente nel terreno, perché è importante? Perché il calcare “blocca” il ferro. 

La presenza di ferro solubile nella fase liquida del terreno aumenta all’abbassarsi del pH del suolo (e quindi all’aumentare dell’acidità). Quindi, detto in parole più semplici, più il terreno è acido, maggiore sarà la quantità di ferro direttamente disponibile per la nutrizione vegetale. Al contrario, all’aumentare del pH (che diventa quindi basico) corrisponde una diminuzione della quantità di ferro nella soluzione acquosa, con conseguente incapacità delle radici di assorbirlo.

I sintomi della clorosi ferrica

Inizialmente la carenza di ferro causa un cambiamento nel colore verde delle foglie, che diventa man a mano sempre meno intenso. Le foglie sbiadiscono fino a diventare gialline e, nel peggiore dei casi, possono diventare bianche.

Ma attenzione, questo ultimo sintomo non sempre indica mancanza di ferro: anche in caso di mancanza di azoto può succedere che le foglie perdano colore. Come si fa a riconoscere le due situazioni?

È molto semplice: se si tratta di clorosi le nervature delle foglie rimangono verdi, nel caso di insufficienza di azoto no. Il sintomo principale, quindi, è la perdita di colore. Questo perché il ferro, quando presente, entra a far parte della molecola della clorofilla che è la responsabile della colorazione verde delle foglie.

Ovviamente, se la pianta non ha ferro disponibile, non produce la clorofilla e questa non potrà rendere verdi le foglie. Ricorda di intervenire in maniera tempestiva! Se vedi che le foglie stanno perdendo colore devi agire subito, se aspetti potrebbe verificarsi la necrosi fogliare. Altri sintomi sono la caduta delle foglie, la crescita malformata e margini fogliari marroni.

Come si cura la clorosi ferrica?

I passi da seguire sono i seguenti:

  • Misurare il ph del terreno
  • Correggere l’acidità della terra tramite prodotti/concimi adatti.
  • Utilizzare concimi che arricchiscono la terra con ferro aggiuntivo.

Vediamo insieme quali sono i rimedi per la clorosi ferrica. La prima cosa da fare è verificare il pH del terreno per poi decidere come muoversi. Se il pH è alto (quindi basico), per risolvere il problema si può modificare la reazione del suolo rendendolo più acido.

In questo modo, il ferro presente nel terreno si rende disponibile per la pianta. Questo procedimento però è complesso, soprattutto se nel terreno è presente calcare in quantità elevate. Il procedimento più semplice consiste nell’utilizzare dei concimi a base di chelati di ferro, oppure si può utilizzare il solfato di ferro.

Il solfato di ferro si rivela utile solo in caso tu stia curando una pianta in vaso e con un pH non troppo alto, in caso contrario non te lo consigliamo. Si scioglie in acqua e si distribuisce nella zona del terreno dove sono presenti le radici.

Per vedere risultati può servire tempo ed è necessario ripetere il procedimento più volte, ti consigliamo di ripeterlo circa ogni due settimane. I chelati di ferro, invece, sono composti organici che possono essere assorbiti dalle radici oppure possono essere distribuiti direttamente sulle foglie. Anche in questo secondo caso devono prima essere sciolti in acqua. Ricorda di non svolgere questa procedura sotto il sole diretto e, preferibilmente, in primavera! 

clorosi ferrica, cosa la causa e quali sono i rimedi?
Trattare il terreno con i giusti prodotti è fondamentale per far guarire le tue piante.

Come usare il ferro chelato

I chelati ferrici sono delle piccole molecole che vanno a legarsi agli ioni metallici, in questo modo rendono i micronutrienti utilizzabili dalle piante. La parola “chelato” deriva dal latino “chele”, che significa “artiglio di aragosta”. Le molecole chelanti, infatti, avvolgono gli ioni metallici come farebbero degli artigli chiusi.

Come anticipato, il ferro chelato può essere distribuito sul suolo oppure direttamente sulle foglie.
La sua efficacia dipende da quale molecola chelante viene usata e da altre variabili ambientali. Ti consigliamo di utilizzare i concimi contenenti Fe-DTPA, Fe-EDTA e Fe-HEDTA per la concimazione diretta su foglia, mentre i concimi contenenti Fe-EDDHMA, Fe-EDDHSA e Fe-EDDHA per il trattamento sul suolo.

Come si usa il ferro chelato concretamente?

Innanzitutto, il procedimento va eseguito in Primavera, preferibilmente a maggio. I chelati di ferro vanno distribuiti in una soluzione acquosa all’interno di un fossetto o in alternativa in buchi scavati intorno alla chioma. Il fossetto o i buchi dovranno essere profondi alcuni centimetri.

Non deve esserci luce del sole diretta, ti consigliamo di eseguire il procedimento al calare del sole, perché i prodotti sono fotolabili (si degradano a contatto con la luce solare). Per quanto riguarda la quantità di acqua da utilizzare, invece, varia a seconda della tipologia di pianta, delle sue dimensioni, della gravità della clorosi ferrica e anche del tipo di terreno.


Le guide per gli attrezzi da giardino di Superverde.it